Le compagnie di trasporto marittimo hanno fatto registrare profitti record nel quarto trimestre del 2020. A rivelarlo è un’analisi del fondo di investimento newyorkese Blue Alpha Capital, che sottolinea come i giganti del trasporto container via mare abbiano notevolmente beneficiato della crisi mondiale da Covid 19.
Stando all’analisi, l’utile aggregato delle prime undici maggiori compagnie mondiali avrebbe toccato quota 5,8 miliardi di dollari solo negli ultimi tre mesi del 2020 e solo considerando le compagnie che hanno reso noti i loro risultati. Tra queste non figura, ad esempio, la MSC, seconda compagnia al mondo per container movimentati dopo il colosso danese Maersk, la cui inclusione nel calcolo farebbe lievitare l’utile totale, secondo le stime di Blue Alpha Capital, a 9 miliardi di dollari.
Nell’intero 2020, l’utile si attesterebbe sui 10,5 miliardi per i vettori che hanno pubblicato i risultati e su un valore stimato di 15,8 miliardi considerando tutte le prime 11 compagnie mondiali, il doppio della media dei risultati netti nei cinque anni precedenti.
Come si spiegano questi profitti record durante una delle crisi economiche mondiali più violente della storia moderna?
La risposta è banale: un aumento vertiginoso dei prezzi dei noli marittimi a partire dal secondo semestre del 2020.
Meno banale è comprendere come questo possa essere successo.
Durante la prima fase di espansione dell’epidemia, all’inizio del 2020, il commercio mondiale ha subito un brusco rallentamento. Le compagnie di trasporto marittimo hanno reagito adottando la pratica del blank sailing, che consiste nella riduzione dell’offerta mediante il blocco delle partenze e la dismissione di navi. L’obiettivo era quello di scongiurare il crollo dei prezzi dei noli a fronte di una domanda drasticamente ridotta. Nel secondo semestre del 2020, però, la domanda è tornata rapidamente a salire, complice uno spostamento generalizzato delle preferenze di consumo dai servizi alle merci, ma l’offerta è rimasta pressoché bloccata. Il risultato? Congestione dei porti, difficoltà nel reperire container vuoti e conseguente esplosione dei prezzi dei noli, come mostra il grafico sottostante sull’andamento dei costi medi mondiali di trasporto dei container via mare.

Fonte: freightos.com

È difficile stabilire fino a che punto la situazione attuale sia conseguenza di imprevisti squilibri domanda-offerta destinati ad esaurirsi con il graduale ritorno alla normalità post-covid e in che misura, invece, affondi le sue radici su una conscia strategia di mercato delle compagnie di trasporto.

Ciò che si può affermare con assoluta certezza è che il mercato del trasporto marittimo sconta una elevatissima concentrazione dell’offerta, con poche grandi compagnie, riunite a loro volta in tre consorzi (in deroga alle disposizioni antitrust internazionali), che controllano una quota compresa tra l’80 e il 90 per cento della flotta mercantile mondiale.

In un contesto di mercato atipico come quello dei trasporti, caratterizzato da una struttura manifestamente oligopolistica, ipotizzare una manipolazione artificiosa dell’offerta da parte dei grandi players, con l’obiettivo di tenere alti i prezzi e di massimizzare i profitti nel medio termine, non è uno slancio particolarmente ardito.

L’associazione KosmoKronos nasce proprio con l’intento di creare una rete di imprenditori importatori/esportatori in grado di fare da contrappeso all’interno della filiera e di fronteggiare lo strapotere dei vettori marittimi attraverso azioni mirate di contrattazione collettiva dei prezzi, di influenza sui policy maker e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica.

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