La strategia invasiva del governo cinese fa registrare un primo dato positivo: secondo gli analisti infatti, nel mese di giugno l’inflazione in Cina è rallentata.
Era stata definita invasiva, eccessiva e tema di dibattito, tuttavia la strategia messa in campo dalla Cina per porre un freno all’aumento del prezzo delle materie prime e rallentare l’inflazione sembra già dare i primi risultati: se infatti l’obiettivo primario era quello di arginare l’aumento dei costi di produzione, Pechino può rivendicare un primo successo, seppur minimale.
I prezzi della produzione – nel mese di giugno – hanno infatti mostrato un incremento tendenziale dell’8.8% rispetto all’anno precedente, in linea con le aspettative, dopo il +9% fatto registrare nel mese di maggio. Le cifre mostrate nel resoconto del National Bureau of Statistics – la principale agenzia nazionale responsabile dello sviluppo e della gestione delle statistiche ufficiali – sono incoraggianti per il governo cinese e ampiamente in linea con le aspettative di Pechino.
Un’analisi capillare che tiene conto di come i prezzi dei beni industriali siano rimasti sostanzialmente piatti nel mese di giugno: il prezzo dell’acciaio è sceso di oltre il 4% il mese scorso, mentre il rame è diminuito del 7,1% a giugno dopo essere salito al livello più alto dal 2006. Tuttavia, il rallentamento – minimo – dei prezzi delle materie prime, ha permesso al governo di concentrare i suoi sforzi politici sulla crescita interna: con una mossa a sorpresa il Consiglio di Stato cinese ha dato un potenziale impulso alla liquidità bancaria, per cercare di delimitare la forte pressione sull’economia.
La tolleranza zero contro gli speculatori promessa qualche settimana fa da Pechino, ha avuto un deciso risultato sul rallentamento dell’inflazione: sempre secondo le stime del National Bureau of Statistics infatti, la Cina registra un incremento tendenziale dell’inflazione dell’1.1% dopo il +1.3% fatto registrare a maggio. Il dato – che ha inevitabilmente beneficiato della frenata dei prezzi degli alimentari, fra tutti la carne di maiale, e del rallentamento dei prezzi delle materie prime – risulta adirittura leggermente inferiore alle attese degli analisti (+1.3%).
Rispetto ai dati di maggio 2021, i prezzi al consumo segnano un decremento dello 0.4%, a fronte del -0.1% del consensus, dopo il -0.2% precedente.
Fonte: Bloomberg.com