La strategia di Pechino per realizzare la nuova “Via della seta”: la Cosco passa dal 51% al 67% del controllo azionario del Porto del Pireo. Ma da Marsiglia, ad Anversa, passando per Vado Ligure, sono tanti i porti europei controllati dalla Cina.

La Cina continua la sua strategia: per proseguire con il progetto Maritime Silk Road Initiative – e realizzare una moderna “Via della Seta” – con l’intento di dare il via ad una comunicazione più diretta tra Oriente e Occidente, per Pechino si presenta come imprescindibile la presenza nei maggiori porti europei. Tale presenza è realizzabile per la Cina, tramite l’acquisizione di alcuni scali europei, attraverso esborso diretto o acquisto di quote: l’investimento complessivo ad ora, risulta essere superiori ai 6 miliardi di euro.

 

Il caso del Porto del Pireo

A risaltare in questi giorni, è il passaggio da parte di CoscoChina Ocean Shipping Company, società statale cinese che più di tutti sta finanziando il progetto di Pechino – dal 51% al 67% del controllo del Porto del Pireo, grazie al via libera della Corte dei Conti greca. La Cina aveva acquistato il porto nel 2008, con un investimento pari a 4,4 miliardi di euro e nonostante gli impegni non rispettati dalla società cinese – la compagnia non ha completato il programma di investimenti di 300 milioni di euro, fermandosi a circa la metà – Cosco ha ottenuto un ulteriore 16% azionistico; non solo, nonostante allo Stato greco venga garantito un veto sulla decisione relative alla strategia, quest’ultimo perde un membro all’interno del consiglio di amministrazione dell’Autorità portuale del Pireo passando da tre a uno su un totale di undici. Il controllo del porto del Pireo da parte di Xi Jinping desta diverse preoccupazioni in Europa: per la Cina si configura infatti come la “Testa del dragone”, essendo il quarto scalo più trafficato in Europa. Inoltre, secondo le stime di Atene, il valore delle importazioni dalla Cina è passato da 2,89 miliardi di euro nel 2016 agli attuali 3,74 miliardi.

 

Gli altri porti europei

Ma le preoccupazioni europee – e americane – non si soffermano solo al Pireo: Pechino è infatti presente in tutti e cinque i principali porti europei, controllati direttamente o per mezzo di quote. A Rotterdam il 35% di Euromax Terminal; ad Amburgo dove troviamo l’azienda Yuantong Marine Service; a Valencia con il 51% della Noatum Ports; a Marsiglia, con addirittura il 100% di AMP Terminals Zeebrugge; senza contare poi i porti di Bilbao, Valencia e l’italiano Vado Ligure. Agli scali marittimi si sommano anche quelli ferroviari per la realizzazione di una vera e propria tratta unitaria: si registra infatti l’acquisizione di quote per gli scali di Madrid e Saragozza da parte di Pechino.

 

Le preoccupazioni Europee e USA

L’obiettivo di Xi Jinping è quello di creare una via commerciale che congiunga i mercati orientali con le nazionali del centro Europa, che sono tra le principali acquirenti del made in China. Per farlo, diventa fondamentale il Canale di Suez e lo sbocco sul Mediterraneo: per questo la Cina, dopo aver acquistato nel 2016 le quote del porto di Vado Ligure, sembra avere come obiettivo in Italia la creazione della “Alleanza dei cinque porti” che coinvolga Venezia, Trieste, Ravenna, il porto sloveno di Capodistria e quello croato di Fiume. Un controllo diretto da parte di Pechino nei confronti dei porti europei, rischia di aggravare le già complicate situazioni – aumento esponenziale dei noli marittimi e delle materie prime dovuti in parte al diktat cinese – a cui vanno incontro gli imprenditori. A queste preoccupazioni prettamente italiane ed europee, si sommano quelle statunitensi, con il Presidente Joe Biden preoccupato dal rafforzamento del potere cinese: per contrastare la potenza economica cinese, gli Stati Uniti hanno lanciato l’alternativa alla Via della Seta, investendo lì dove la Cina sta provando a conquistare punti strategici.

 

Lascia un commento

Seguici su Facebook per restare sempre aggiornato!

Condividi

Chi siamo
Come associarsi