Non sarà un’estate semplice per i consumatori: la scarsità di materie prime, unita alle relative decisioni del governo, porteranno a rincari record sulle bollette di luce e gas nel mese di luglio. A lanciare l’allarme è Nomisma Energia – società indipendente di ricerca in campo energetico e ambientale – che stima per l’elettricità un aumento intorno al 12%, mentre per il gas oltre il 21% a 89 centesimi per metro cubo.

Dal primo luglio, in base all’andamento dei prezzi del mercato internazionale, il tutto si tradurrà – sempre secondo la società – in una maggiore spesa per la famiglia tipo di oltre 280 euro annui. In attesa dei responsi ufficiali che arriveranno con l’aggiornamento trimestrale di Arera – Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente – Nomisma Energia ha già formulato delle previsioni tramite il presidente Davide Tabarelli:

L’impennata dei prezzi dell’energia causerà per l’Italia una stangata sulle bollette di luce e gas dal primo luglio 2021. Sia per l’elettricità (+12%) e gas (+21%) si tratta di balzi record mai visti in passato.

LE CAUSE DELL’AUMENTO

Alla base dei rincari c’è una moltitudine di fattori: ago della bilancia è prevalentemente l’andamento dei prezzi internazionali, dove si registra una “crisi nella crisi” innescata dalla scarsità di offerta di materie prime e i loro costi divenuti inaccessibili:

In aggiunta – spiega ancora Tabarelli – c’è una concomitanza di ripresa dei consumi  e di politiche ambientali restrittive, a cui si unisce l’aumento dei prezzi del gas – più che raddoppiati dalla scorsa primavera – e la minore produzione di fonti rinnovabili, che spingono sulla domanda di gas delle centrali elettriche con l’offerta che ha problemi a causa del numero ridotto di scorte disponibili.

L’AZIONE DEL GOVERNO

Intanto il governo prepara la strategia per tutelare le imprese dall’aumento esponenziale dei prezzi delle materie prime: è previsto infatti un nuovo decreto, da approvare entro luglio, per evitare il blocco forzato dei cantieri.

L’intervento anti-speculazione – che sta per essere ultimato dal ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili – interesserà l’edilizia che, così come l’industria, attraversa le difficoltà maggiori: scarsità di materiali e aumento dei prezzi i punti fondamentali, con il decreto che dovrebbe prevedere una compensazione in caso di incrementi attorno al 10% degli approvvigionamenti.

Il nodo della discussione riguarda chi dovrebbe caricarsi l’onere di compensare le perdite subite dalle aziende: un tema complesso, su cui è arrivato anche il monito a muoversi rapidamente da parte dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili):

Si tratta della principale emergenza che il settore delle costruzioni sta affrontando in questi mesi – afferma il presidente Gabriele Buia – con gli aumenti che hanno toccato quota 150% per l’acciaio tondo per il cemento armato, del 129% per il polietilene e attorno al 30% per il rame.

 

Le materie prime stanno dunque per presentare il conto ai consumatori: un conto salato che rischia di portare ad un’accelerazione del tasso di inflazione nei prossimi mesi.

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